Franco Battiato ci ha abbandonato, lasciando un grande vuoto artistico e intellettuale. Oggi tutti, parlando di lui, citano sempre le stesse cose, dimostrando di non conoscere bene questo grandissimo artista. Partiamo dalle parole. Molti dei suoi testi hanno affrontato il disagio sociale, la protesta contro la mala politica e la gestione del potere, ma anche il tema dell’amore e gli aspetti più interiori dell’essere umano. I suoi album sono nati molto spesso da ispirazioni ai maestri della cultura. Come Leopardi, Carducci e Aristotele.
Innumerevoli i suoi successi diventati patrimonio collettivo di tutti noi, come "L’era del cinghiale bianco", "Stranizza d’amuri", "Voglio vederti danzare", "Povera patria", "La stagione dell’amore", "La cura", "Segnali di vita", "Centro di gravità permanente". In particolare quest'ultimo brano, pubblicato per la prima volta nell’album “La voce del padrone” nel 1981, porta con sé un misto di malinconia e smarrimento, di ricerca di intimità e scoperta del sé. Un pezzo iconico, all’interno di un disco che detiene il record di vendite rispetto agli album pubblicati prima del 1981, rimanendo al primo posto in classifica per diciotto settimane.
Battiato ha segnato decenni di carriera con brani che sono entrati di diritto tra i classici della storia della musica italiana, diventando un’icona indiscussa e celebrata da centinaia di artisti. La sua morte ha suscitato grande emozione e innumerevoli reazioni nel mondo dello spettacolo, della musica e della politica. Per molti rimarrà appunto "un centro di gravità permanente". La sua scomparsa lascia un gap incolmabile nella musica italiana, a cui ha regalato composizioni indimenticabili. La sua generosità si è manifestata molto spesso nell’aiutare i giovani artisti, dando loro opportunità e sostegno nel promuovere la propria musica.
La musica geniale del Maestro ha abbracciato più di una generazione, e con i suoi 30 album e oltre 50 anni di carriera è riuscita a rinnovarsi sempre, passando dal pop alla lirica, dal rock all’elettronica. Capace di spaziare tra generi diversissimi, Franco Battiato è riuscito a toccare momenti di avanguardia raggiungendo una grande popolarità. Ha diretto inoltre da regista alcuni film, tra cui "Perdutoamor" e "Musikanten", presentato alla mostra del cinema di Venezia. Fu attivo anche come pittore. Insomma, un artista a tutto tondo, che già ci manca tantissimo ma che ora è finalmente libero di volare. Perché "l'animale che mi porto dentro non mi fa vivere felice mai. Si prende tutto, anche il caffè. Mi rende schiavo delle mie passioni".
La voce del padrone è l'album dove tutto ebbe inizio per Franco Battiato. Proprio così. L'artista siciliano, infatti, faceva musica già dalla fine degli anni '60 e si era affermato nel decennio successivo come sperimentatore di elettronica, ma fu solo con questo disco del 1981 che incontrò per la prima volta il grande successo. E dire che "La voce del padrone" è molto simile, stilisticamente parlando, a "Patriots", lavoro pubblicato da Battiato solo un anno prima (nel 1980), ma a differenza di quest'ultimo non passò inosservato. Anzi.
'La voce del padrone', che come abbiamo appena detto uscì nel 1981, raggiunse il successo solo l’anno successivo, cioè nel 1982, arrivando a dominare le classifiche da maggio in poi e agguantando il milione di copie vendute. Sotto l’influsso della scena inglese di quegli anni, Franco Battiato si allontana dal rock progressivo della prima fase della sua carriera. Ora afferma quella veste trascendentale e inconfondibile che avrebbe contraddistinto la sua musica successiva e conquista il grande pubblico grazie a canzoni come “Summer on Solitary Beach”, “Bandiera bianca”, “Gli uccelli”, “Cuccurucucù”, “Segnali di vita”, “Centro di gravità permanente” e “Sentimiento nuevo”.
Canzoni, quest’ultime, che continuano imperterrite a girare in radio grazie anche alle innumerevoli cover prodotte negli anni. In ordine di tempo, dalla più recente, menzioniamo il rifacimento di “Centro di gravità permanente” di Biagio Antonacci. Ma in generale tutti quelli che abbiamo citato sono brani che, a vario titolo, sono diventati veri e propri classici della musica italiana.
Ora “La voce del padrone” ha vissuto una seconda vita perché è stato ristampato per un'edizione speciale, venduta appositamente in edicola. Parliamo della collana "Grandi album italiani", che sta portando nei giornalai di tutta la nazione ben trenta capolavori della canzone italiana. Il tutto, in versioni rimasterizzate e ulteriormente arricchite da un apposito fascicolo di contenuti inediti. Bene così, per un disco che è un'autentica pietra miliare del nostro panorama musicale.
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